sabato 11 febbraio 2012

Come nasce una mamma

Avrei voluto mettere nero su bianco l'esperienza del mio parto prima possibile per non dimenticarne neanche un dettaglio, però forse è questo il momento giusto per farlo, se l'avessi fatto subito sarei stata offuscata dalla sorpresa del dolore. Sì perché i giorni successivi, se ripensavo a travaglio e parto, non potevo fare a meno di constatare che un dolore del genere è indescrivibile, per qualità e quantità, e inaspettato, per quanto si possa essere preparate. Ora sono passati quasi 5 mesi e ho metabolizzato del tutto quel dolore. Non è vero che lo si dimentica (non ancora nel mio caso!), ma sicuramente lo si inquadra in un'ottica diversa, gli si dà un senso più preciso e quindi non lo si ricorda più con orrore. Se ripenso al parto infatti lo vedo come un momento bellissimo della mia vita, un'esperienza potente, forse quella dove la donna può esprimere la sua maggiore potenza fisica, ma anche emotiva. Insomma sono passata dal "che male atroce" al "che esperienza irripetibile"! E ciò dimostra ancora una volta la forza e l'intelligenza della Natura.
Ma arriviamo alla cronaca dei fatti. Il 20 settembre 2011 alle 20.30 (dopo un'incursione a carponi nel ripostiglio in mansarda) mi appresto a mettermi comoda sul divano per gustarmi How I Met Your Mother quando sento cadere qualche goccia nelle mutande... "ecco, mi sono di nuovo pisciata sotto, eppure non ho starnutito!" (un capitolo a parte andrebbe dedicato ai simpatici contrattempi dell'ultimo trimestre della gravidanza, come l'incontinenza appunto!). Mentre scendo le scale per andare in bagno però noto che continuo a sgocciolare. Dal corso preparto so che le acque possono rompersi anche in alto e quindi cominciare a sgocciolare lentamente. Le mie acque sono limpide (bene!), il tampone fatto qualche giorno prima risulta negativo (benissimo!), allora ho tempo, non devo scapicollarmi in ospedale. Mi faccio la doccia, mi lavo i capelli e riesco anche ad andare di corpo, cosa che mi rende felicissima perché mi fa pensare (ingenua!) "evviva, ho liberato l'intestino, non farò la cacca in sala parto!" (uff...). Metto le ultime cose in valigia (preparata solo qualche giorno prima, la solita ritardataria!) e insieme al futuro papà mi dirigo in ospedale (Bufalini, a Cesena), si sono fatte ormai le 22.30 circa. Ancora non ho contrazioni e continuo a sgocciolare lentamente, ho messo un normale assorbente pensando che sia sufficiente a contenere le acque (di nuovo: ingenua!!). Andiamo direttamente al quinto piano, day hospital ostetrico, suoniamo, ci rispondono dopo qualche minuto, spieghiamo la situazione e poi dobbiamo aspettare lì fuori per una mezz'oretta perché c'è un'altra partoriente che sta facendo colloquio e visita pre-ricovero. Nel frattempo io e il papà chiacchieriamo emozionati ma sereni. Arriva il momento del colloquio con dottoressa e ostetrica, sbrigate tutte le formalità mi visitano e lì le acque si rompono a fiume... altro che lines seta ultra, devo mettermi un doppio assorbente post parto! Non ci sono ancora contrazioni né dilatazione, mi ricoverano (purtroppo in una zona del reparto senza bagno in camera, ma sono pur sempre camerette da 2 più che dignitose e con un lavandino, sempre meglio dei cameroni da 6 che c'erano fino a qualche anno fa). Mi hanno detto che sono ancora indietro, potrebbe volerci molto, potrebbero dovere indurre loro il parto (se non mi partono le contrazioni entro 48 ore), io spero vivamente di no, vorrei un parto NON indotto, ma intanto mando il papà a casa e mi metto a leggere Middlesex di Eugenides (si è fatto tardi, ma il sonno mi è passato...). Quando penso di mettermi a dormire sento partire le contrazioni (è l'una e mezza circa), piano piano crescono simili ai dolori mestruali. Si fanno subito molto frequenti, uso il cellulare come cronometro e mi aggrappo alla barriera del letto quando sento il picco maggiore del dolore mentre butto fuori l'aria. Dopo un po' suono il campanello e mi faccio visitare dall'ostetrica che constata l'inizio della dilatazione. Ma sono ancora all'inizio appunto... Me ne torno in camera e vado avanti a sbuffare e cronometrare per qualche ora. Ogni tanto l'ostetrica viene a vedere come sto, io alle 5.30 sento di avere bisogno di un supporto maggiore e chiamo a rapporto il mio compagno. Quando arriva, poco dopo, andiamo in bagno e provo a usare la doccia sulla pancia e schiena per lenire il dolore, lo farò un paio di volte prima di andare in sala parto. Non è una tecnica che fa miracoli, ma effettivamente un pochino serve, e d'altronde, epidurale a parte, non c'è nulla che davvero possa togliere il dolore... Arrivo finalmente a dilatazione sufficiente per entrare in sala parto verso le 9.00. Ho  molta difficoltà a reggermi in piedi e camminare, per fortuna la mia stampella umana è solida. :) Durante l'ultima visita prima della sala parto l'ostetrica mi chiede se voglio l'epidurale (che a Cesena è gratuita e garantita sempre, 24/7, basta avere fatto esami del sangue specifici, elettrocardiogramma e colloquio con anestesista, ovviamente anche questo tutto gratuito). Io chiedo : "il dolore da ora in poi crescerà molto?" (ingenua, ingenua, ingenua!!!) e l'ostetrica (credendoci o meno, non lo so e non lo saprò mai, era molto giovane, non credo abbia mai partorito!) mi risponde di no, che ormai il mio livello di dilatazione è tale per cui il dolore si dovrebbe mantenere su quell'intensità. Io allora decido di non farla, perché il dolore è tanto ma sopportabile e soprattutto perché, se possibile, voglio un parto naturale, e l'epidurale me l'ero tenuta solo come "jolly" in caso d'emergenza! La sala parto è la stessa che avevo visitato durante il corso preparto, ha sia il letto normale che quello ginecologico. Io non riesco a camminare come mi suggerisce l'ostetrica e preferisco sdraiarmi. Nel corso delle ore naturalmente cambio posizione varie volte, mi metto seduta sulla palla accasciata sul letto, seduta sul water, per brevi periodi in piedi, ho completa libertà di movimento, e l'ostetrica suggerisce con dolcezza, risponde alle mie domande, mi sorride serena, controlla il tracciato, ma per lo più se ne sta zitta, cosa che mi aiuta molto. Anche il papà se ne sta quasi sempre zitto (forse perché gli mancano le parole davanti a certe scene!), gli stringo la mano durante le contrazioni, ogni tanto mi abbarbico a lui stile koala, e la presenza costante e quasi muta è tutto quello che mi serve al momento. In sottofondo c'è la radio, né troppo alta né troppo bassa, avrei potuto portare anche un cd da casa volendo, ma non mi sono organizzata per tempo! Dal tanto sbuffare le labbra mi si sono seccate e spaccate completamente, ma sono troppo concentrata sull'obiettivo e non voglio né burrocacao né acqua. Per tutte quelle ore non riesco ad ingerire nulla, ogni tanto sento la nausea, ma non vomito. L'ostetrica mi dice che posso urlare quanto voglio, di non trattenermi, beh nelle ultime ore in effetti la respirazione non basta più e comincio anche a urlare e lamentarmi, mi aiuta ad affrontare il dolore che sì, guarda un po', è cresciuto... parecchio! Tra una contrazione e l'altra spesso mi assopisco. Al corso preparto quando me l'avevano detto non ci avevo creduto: "come si fa a dormire in travaglio?", ebbene la Natura sa il fatto suo, per consentirci di riprendere le forze ci addormenta anche solo per 30 secondi, è pazzesco, se non l'avessi provato ancora non ci crederei. Alle 14 quando sono ormai in fase espulsiva c'è il cambio turno delle ostetriche. Sono un po' triste, la ragazza che mi ha seguito fino a quel momento è stata brava, mi ha infuso molta calma e avrei voluto concludere con lei, mi chiedo come sarà la collega. Per fortuna anche la "nuova" ostetrica si rivela gentilissima e anche un po' più energica, cosa che nell'ultima fase non guasta, visto che deve incitarmi a spingere e io sono ormai sfinita e continuo a ripetere che non ce la faccio più. Lei sempre con dolcezza e fermezza mi incoraggia, mi dice che sto andando bene, mi spiega come e quando spingere. Alle 14.30 avrebbero dovuto darmi l'antibiotico (che si dà di prassi dopo un tot di ore dalla rottura delle acque), ma ormai ci siamo e io mi rifiuto. L'unico intervento farmacologico è stato un po' di ossitocina in fase espulsiva perché le contrazioni si sono fatte meno frequenti, la bimba sta spingendo e a causa delle sue testate (grazie amore!) non c'è più sollievo tra una contrazione e l'altra, il dolore rimane alto costantemente, bisogna accelerare. Sono sdraiata sul letto normale, mi tengo con le braccia ai sostegni verticali spingendoli indietro ogni volta che sento arrivare la contrazione e devo spingere. Intanto l'ostetrica e il papà mi tengono una gamba ciascuno facendo da lettino ginecologico umano. Dopo una serie, che mi sembra infinita, di spinte finalmente esce la testolina e con la contrazione successiva la piccola alienina atterra finalmente! Sono le 14.50. Me la mettono addosso, è un ranocchietto spaesato e sanguinolento, anche lei ha faticato, poverina, ce l'ha messa tutta, io neanche riesco a piangere tanta è l'emozione, le dico solo che è stata brava. Aspettano che il cordone smetta di pulsare e poi lo fanno tagliare al frastornato papà. E' l'ora di un bagnetto veloce per la piccola e dell'espulsione della placenta per la mamma. Per fortuna non ho problemi, un'altra contrazione, spingo ed eccola qua questa bella (si fa per dire...) bisteccona che per tanti mesi ci ha fatto compagnia. L'ostetrica me la mostra, mi dice che è completa (è importante assicurarsi che lo sia!), spiegandomi nei dettagli tutte le sue parti e funzioni. L'ultima stilettata di dolore mi arriva con il controllo dell'utero, poi passiamo sul lettino ginecologico dove mi mettono un po' di punti interni. Non c'è stata alcuna, tanto temuta, lacerazione, solo una leggera abrasione sulle labbra. Nei giorni seguenti i punti non mi faranno male, ma prurito, a ciò si aggiungerà il dolore delle emorroidi già presenti in gravidanza e fiorite durante il parto, ci vorrà un mesetto prima di liberarmi di queste fastidiose compagne. Intanto la bimba, dopo essere stata lavata e vestita sotto la supervisione del papà, va a conoscere i nonni. Dopo 5 minuti me la riportano, io sono tornata sul letto "normale" e l'ostetrica mi chiede se voglio provare ad attaccarla al seno. Ma certo! La mia alienina si rivela subito molto vorace, si attacca e lo fa bene, che sollievo! Come da prassi stiamo un paio d'ore in sala parto, poi veniamo trasferite in camera, la guardo nella sua culletta e ancora non ci credo, lei è tutta pesta e gonfia, sembra E.T., e io sono esausta, ma non sono mai stata più orgogliosa, di me stessa, di lei, del papà, e perfettamente felice.

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